Facciamoli lavorare!

In questo mio faticosissimo praticantato da insegnante, ogni giorno imparo qualcosa. Si può ben dire che lo imparo a mie spese, e spero di trarne giovamento, come da ogni cosa imparata con fatica (certo che la morale cattolica della sofferenza, espiazione e redenzione è dura da estirpare… anche nei laici più sfegatati!).

L’ultima perla di saggezza che ho tratto dai ragazzi è che bisogna farli lavorare sodo. Sodissimo. E non perché solo così impareranno qualcosa: l’efficacia dell’azione formativa non è al momento il mio principale obiettivo, sono rassegnata al fatto che quest’anno i miei allievi impareranno poco e nulla. Il mio obiettivo principale è, per quest’anno, la sopravvivenza. La mia sopravvivenza: non essere sopraffatta, non farmi mettere i piedi in testa, non uscire ogni giorno da quelle aule frustrata e umiliata.
Mi ci sono voluti alcuni mesi, ma ho finalmente capito che solo facendoli lavorare sodo non avranno tempo di fare altro durante le mie ore, dove il fare altro varia dal semplice chiacchierare, all’alzarsi senza motivo durante la lezione, fischiare, ridere, leggere la free press di turno (rigorosamente alla pagina sportiva, ovviamente), trafficare col telefonino, giocare a battaglia navale, per tacer del peggio…
Vanno storditi: di appunti, di spiegazioni, di esercitazioni, di compiti a casa, di verifiche scritte (sulle interrogazioni orali parlerò dopo), in modo tale che non abbiano materialmente il tempo di pensare ad altro, e di prendere iniziative diverse, solitamente perniciose.
C’è da dire che così facendo può anche accadere il miracolo che un qualche argomento possa suscitare in loro un vago interesse, stimolare una domanda pertinente (di domande decisamente impertinenti ne ho ricevute a bizzeffe, e ne avrei fatto volentieri a meno!), illuminare la lampadina della comprensione.

Il tutto richiede un notevole impegno da parte mia, inventarmi per ogni lezione qualcosa di particolare, portarli spesso in laboratorio (if any…), proporre esercitazioni… Ho notato che anche il produrre materiali aggiuntivi al libro di testo, che quando a mio avviso sono inutili perché sul libro c’era già scritto tutto, funziona: sembrano apprezzare particolarmente l’impegno del professore, e, se ne vedono i frutti materiali, la loro disponibilità aumenta temporaneamente.

Insomma, vanno fatti lavorare assiduamente. Il problemino è che un’ora di loro lavoro a me ne costa almeno due o tre… Spero di capitalizzare anch’io i frutti di questo impegno, e che anno dopo anno le cose vadano meglio: vorrei passare dal caos che regna sovrano in classe, a una più moderno sistema basato sull’alternanza, dove a volte governa il caos ma altre lo studio.

Vincerà l’ottimismo della volontà o il pessimismo della ragione?

4 Risposte to “Facciamoli lavorare!”


  1. 1 isa domenica, 1 febbraio 2009 alle 7:02 PM

    io voglio scommettere sull’ottismismo! sempre! :)) insegno anch’io, ma molto probabilmente non incontro gli stessi tuoi problemi di motivazione e di disciplina perché i miei allievi sono più giovani (11-15): sono più malleabili (nn so se si dice?? sono francese..); pero’, il peggio aviene quando sono gli insegnanti a rinunciare, a perdere la voglia! si sa bene che per il nostro impegno e i nostri sforzi, non riceviamo molta gratitudine né dagli studenti né dai loro genitori, almeno in superficie sembra cosi’… ma basta fare la difenrenza nella vita di UN allievo solo per sentirsi ripagati, non credi?! io non mi aspetto nulla, cioé non mi aspetto un grazie o qlcosa del genere, e quindi non interfera mai con la consapevolezza e la sodisfazione che ho di fare il mio lavoro nel migliore dei modi, e cio’ mi basta. Sono convinta che per quanto manteniamo la nostra motivazione e continuiamo a lavorare sodo PER loro, anche se sembrano non fregarsene sul momento, dentro dentro, lo sanno che stano imparendo grazie al nostro impegno… e da adulti, ci ringrazierano (anche se non ce lo vengono a dire di persona)
    Dunque, tieni duro e sta’ ottimista, sempre! :-))))
    Isa

  2. 2 LGO domenica, 1 febbraio 2009 alle 9:35 PM

    Questo è l’ottavo anno che insegno, ma faccio fatica come il primo. Intanto perché faccio molte più cose, e poi perché insegno in una scuola che corre verso l’autodistruzione. Forse nei licei è diverso, lo spero perché spero che da qualche parte ci siano ancora scuole che sembrano scuole, ma io ormai faccio lezione per una piccola minoranza, anche molto esigente, e babysitteraggio per la maggioranza, con i problemi organizzativi in classe che puoi immaginare. E’ vero che se li fai lavorare duro ottieni molto di più, ma certi soggetti sono assolutamente refrattari, e se cerchi di tirarteli dietro rischi di perdere tutti gli altri.
    Però…però ogni anno trovi sempre quel gruppetto di ragazzi che ti ripagano di tutto. Ma loro, se la meritano una scuola così?

  3. 3 piattinicinesi martedì, 3 febbraio 2009 alle 11:21 PM

    per quello che vedo, non da insegnante ma da mamma che ha spesso bambini intorno, hanno tutti bisogno di essere impegnati in qualcosa di utile. non fanno quasi mai qualcosa che sia davvero utile agli altri o a se stessi, quindi sono d’accordo sul fatto che debbano lavorare.
    l’altra notazione è un ricordo della mia scuola media. ero in una classe terribile, piena di pluribocciati e delinquenti veri (che il pomeriggio andavano a rubare). però quando c’era la lezione dei due o tre professori seri che avevamo non si sgarrava, e si andava avanti con il programma. l’unica volta che poi li ho visti tutti attenti e zitti è stato con una supplente di italiano, che era severissima ma estremamente gentile. il primo giorno ci ha incantato tutti leggendoci Marcovaldo.
    non credo potrò mai dimenticarlo.

  4. 4 oipaz giovedì, 5 febbraio 2009 alle 12:38 PM

    @isa: a me non interessa il loro grazie, anche se ammetto che talvolta, nei momenti di totale caos, tendo a cercare il loro consenso, un sorriso, una battuta, per stabilire un ponte.
    Sulla consapevolezza di fare bene il proprio mestiere…. beh… per quel che mi riguarda se ne riparla fra qualche anno.

    @LGO: anche le scuole dove insegno io corrono verso l’autodistruzione (bella definizione!), anche se a diversi livelli. Soprattutto al professionale spesso sento che il mio impegno è totalmente inutile, e che loro sono del tutto refrattari ad apprendere alcunché. Ti capisco benissimo, quindi…

    @piattinicinesi: vista da questa parte della barricata non è solo la serietà o meno dell’insegnate, che sono fondamentali ma purtroppo nno sufficienti. Io mi sento di fare davvero del mio meglio, ma loro non mi si filano per niente lo stesso. Ci vogliono anche altri ingredienti, capacità di tenere la classe, un po’ di furbizia, insomma, quel mix di dolce e forte di cui mi parlava un’amica che insegna da anni e che ancora non è nelle mie corde. ma confido che pian piano andrà meglio…
    Bella l’insegnante che leggeva Marcovaldo. Anche io l’ho letto alle medie 🙂


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